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La grande passione



In quello stesso anno entrai a far parte di una piccola compagnia teatrale diretta, però, da un grande attore veneto: Gino Cavalieri.
Trieste 1956, I GIORNI DELLA VITA di W. Saroyan; regia di Franco Enriquez; Spina con Giulio Bosetti.
Nel repertorio primeggiava naturalmente Carlo Goldoni, ma anche Giacinto Gallina e Gino Rocca. La compagnia era povera, ma veniva sostenuta anche dalla bravura di una straordinaria attrice che meriterebbe di essere ricordata: Leony Leon Bert. Da questa attrice, appresi i famosi “tempi comici”.

Imparai anche a conoscere la mia regione: il Veneto.
Cominciai ad amare tanto città, cittadine e paesi che forse non avrei mai conosciuto, perché recitavamo ovunque ci fosse un teatro, bello o brutto, caldo o gelido.
E così non solo Padova, Belluno, Vicenza, Udine, ma anche San Vito di Cadore, Mussolente, Asiago, Maser con la sua villa affrescata da Paolo Veronese, Schio, Marostica, Aquileia, Valdagno, la dolce Asolo (dove è sepolta Eleonora Duse), etc.

Dopo l’esperienza con Gino Cavalieri, sentii la necessità di andare a scuola di recitazione e questo lo potei fare a Bolzano, dove c’era l’allora famoso “Carrozzone” di Fantasio Piccoli.
Una scuola particolare, dove alla mattina si studiava e alla sera, spesso, si recitava in qualche teatrino di periferia.
Soldi niente, solo vitto e alloggio.
Tuttavia i teatranti conoscevano bene il “Carrozzone”, perché da li erano usciti attori come Romolo Valli e Adriana Asti.

Nel 1956-57 fui scritturata dal Teatro Stabile di Trieste.
Fu l’ultima apparizione teatrale del mitico Memo Benassi e, tanto giovane, ebbi l’onore di recitare con lui in “La bottega del caffè ” di Carlo Goldoni, nel ruolo “la ballerina”. Di quel periodo anche "Il gatto con gli stivali" (vedi anche "Teatro da Trieste", pag. 28).
In seguito arrivò il giovane Franco Enriquez che mise in scena “Assassinio nella Cattedrale” di T.S. Eliot e “I giorni della vita” di W. Saroyan. Trieste mi portò fortuna.

Una vita sul palcoscenico

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